martedì 4 gennaio 2011

Per lui era giusto inseguire un senso nascosto in tutte le cose che avvengono, soprattutto credere in lunghe catene di consequenzialità e di replica che si prolunghino oltre la nostra esistenza. Io non l’avevo mai creduto.
Colpe e meriti non ripiovevano sul capo dei figli e degli sconosciuti eredi. Il miasma della responsabilità, l’esorbitanza dei gesti, l’orrore degli eventi, non tracimavano mai dalla coscienza individuale. Della storia avevo sempre abitato solo il segmento in cui mi ero trovato ad aprire gli occhi, come un uccello posato su un ramo non sente tutto il corpo dell’albero fino alle sue nascoste radici.

Roberto Pazzi, Il signore degli occhi

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